I falsi miti sull’acqua
L’acqua è certamente un bene primario, fondamentale per la vita e che deve essere sempre a disposizione. La disponibilità di acqua corrente è stato il passo principale che ha portato prima alla civilizzazione, poi allo sviluppo ed infine all’industrializzazione. Siamo arrivati al punto di dare talmente per scontato la presenza di acqua corrente nelle nostre case, che abbiamo smesso di berla per preferire quella in bottiglia, sulla base di falsi miti e campagne di marketing che hanno più o meno influenzato le abitudini di ognuno.
I falsi miti sull’acqua: è meglio in bottiglia!
La diatriba tra acqua del rubinetto e acqua in bottiglia va avanti ormai da anni e le argomentazioni riguardo il perché preferire l’acqua in bottiglia si fanno sempre più tirate per i capelli.
In Italia gli acquedotti sono costantemente controllati da enti privati e statali. Essi devono sottostare a rigidi standard qualitativi. Non si parla di test a campione effettuati saltuariamente, ma di rigide procedure che avvengono giornalmente sia a livello della sorgente, sia sui mezzi che si occupano dell’erogazione. Le normative sono molto rigide al fine di assicurare al consumatore finale una fornitura di acqua non solo potabile, ma di ottima qualità e priva di qualsiasi contaminazione.
L’acqua in bottiglia riceve meno controlli (perlopiù interni) ed essi si fermano nel momento dell’imbottigliamento. Le bottiglie in plastica possono rimanere esposte alla luce solare in ambienti caldi e umidi e per lungo tempo nel corso di trasporto e stoccaggio. Da un punto di vista ecologico è inoltre evidente che la grande quantità di plastica prodotta genera danni all’ambiente e non tutta può essere riciclata efficacemente. Trasporto e produzione sono altri fattori che ne incrementano il peso ambientale.
Un’altra affermazione a sostegno della non salubrità dell’acqua del rubinetto deriva dall’ipotetica correlazione tra contenuto di minerali (in particolare ci si riferisce al Calcio) e la formazione di calcoli renali. Anche sotto il punto di vista della composizione salina la fornitura di acqua deve sottostare a rigidi protocolli, soddisfacendo dei parametri definiti dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Unione Europea. In condizioni standard e senza alcun tipo di background patologico non vi può essere correlazione tra i due fattori, in quanto i limiti definiti per legge sono studiati per garantire il benessere di chi ne usufruisce. Si tratta tra l’altro degli stessi valori a cui i produttori di acqua in bottiglia devono sottostare.
I falsi miti sull’acqua: il cloro fa male!
L’acqua del rubinetto viene trattata per renderla microbiologicamente sicura, eliminando eventuali fonti di contaminazione presenti e preservandone le condizioni fino a che non raggiungerà l’ambiente domestico. La sostanza utilizzata per ottenere questo risultato è il Cloro, un elemento utilizzato, ad esempio, anche per sanificare l’acqua delle piscine ed impedire la formazione di colonie batteriche.
Questo elemento è stato scelto proprio perché risulta totalmente innocuo se ingerito in piccole quantità ed è molto volatile, tendendo ad evaporare facilmente appena l’acqua viene esposta all’aria. Per fare un confronto numerico, il limite massimo di Cloro nell’acqua degli acquedotti consentito dall’Unione Europea ai paesi membri è di 100mg/L (100 parti per milione), limite entro il quale gli esperti concordano non ci siano rischi per la salute. In Italia tali valori sono ancora più stringenti, con una quantità massima di cloro pari a 30mg/L (30 parti per milione).
Proprio grazie all’estrema volatilità del Cloro è inoltre possibile ridurne ancora la quantità, lasciando per breve tempo l’acqua a contatto con l’aria prima di berla: la differenza sarà riscontrabile anche in minima parte dal punto di vista del sapore.