Il pericolo delle microplastiche
Con microplastiche si intendono tutte quelle particelle di materie plastiche, prodotte indirettamente o direttamente dall’uomo. Come stabilito dalla European Food Safety Authority, hanno una dimensione che si aggira tra 0,1 e 5000 micrometri, . A causa delle loro dimensioni davvero contenute, risultano praticamente impossibili da filtrare. Questo porta grandi quantità delle stesse a depositarsi nelle acque, causando un inquinamento non indifferente negli ecosistemi marini. Sono tantissimi gli studi che hanno testimoniato la pericolosità delle microplastiche, anche perché sono tossiche e non biodegradabili.
La pericolosità delle microplastiche
Innanzitutto sono delle sostanze tossiche sia per l’uomo che per gli animali. Infine, proliferano al loro interno una moltitudine di microbi e altri organismi, definiti ‘plastisfera’, così come coniato da un articolo del Great Italian Food Trade.
L’esposizione alle microplastiche può avvenire tramite inalazione aerea (con la presenza di particolato atmosferico), per assorbimento cutaneo o per alimentazione.
I rischi per l’alimentazione
E’ piuttosto chiaro che una volta che le microplastiche sono immesse nel mare, gli organismi marini tendono ad assorbirle. Questo può avvenire sia per filtrazione passiva dell’acqua che per ingestione. Nei mercati ittici si è registrata una notevole presenza di microplastiche. Secondo i dati Ispra, il 15-20% delle specie marine consumate dagli italiani contengono microplastiche. Ma i rischi per l’alimentazione non finiscono qui. Secondo un rapporto del Great Food Italian Trade, è stato riscontrato come le microplastiche siano state rinvenute anche in alimenti come birra, sale, miele, zucchero e acqua potabile. Per quanto riguarda il miele, è probabile che le microplastiche si depositino sui fiori in seguito alle piogge, con le stesse che vengono incorporate nei pollini e, successivamente, portate negli alveari dalle api.
I rischi per la pelle
Le nanoplastiche, ovvero delle microplastiche ancora più piccole, possono penetrare nei tessuti e nelle membrane cellulari, andando a trasportare altre sostanze potenzialmente nocive per l’organismo, a causa della loro capacità di bioaccumulo, rilasciandole nei liquidi corporei e nei tessuti. Ciò significa che anche gli additivi possono depositarsi e penetrare molto semplicemente nell’organismo dell’uomo, ma anche in quello degli animali marini, che se sono consumati, producono, chiaramente, effetti nocivi anche sulla salute umana.